mercoledì 22 giugno 2011

La morte di un sogno - Storia della Route 66/4

In un certo senso si potrebbe dire che la Route 66 l'abbiano uccisa i Nazisti. Come, direte voi? Successe che durante la Seconda Guerra Mondiale, con l'invasione della Germania, i comandi militari americani si resero conto di quanto piu' sviluppato fosse il sistema stradale costruito dai tedeschi in Germania, e di quanto fosse piu' facile e veloce spostare truppe e armi su quelle authobahn ad accesso limitato, costruite diritte come grissini. In confronto, il sistema viario americano, frutto di un'accozzaglia di strade locali ricucite da cartelli numerici, era ridicolo.

Ed e' infatti subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale che emerge e prende piede l'idea di costruire un nuovo sistema stradale in America: strade ad accesso limitato, che dovranno bypassare le cittadine e i villaggi, e sulle quali sara' molto piu facile e veloce trasportare truppe in caso di bisogna. D'altro canto, i danni causati durante la guerra dal trasporto militare americano sulle Highways come la Route 66 erano evidenti.

Sul finire degli anni '50, quindi, proprio mentre la Route 66 e' al suo apice nell'immaginario americano, si cominciano a costruire le Interstate, le autostrade ad accesso limitato come quelle odierne. Anche la Route 66 viene affiancata da tutta una serie di Interstate, spesso a neanche duecento metri di distanza. Nel 1977 la costruzione delle nuove Interstate per rimpiazzare la Route 66 e' completa, anche se e' solo nel 1985 che la Route 66 viene finalmente declassata e cessa ufficialmente di essere una highway.

[Piccola notazione linguistica che per noi italiani puo' creare confusione: le parole inglesi Highway e Interstate vengono spesso tradotte in italiano con lo stesso termine, autostrada. In realta' indicano due tipi di strade ben diverse in America. E' per questo che spesso, quando si chiedono indicazioni per una highway, nel 99% dei casi si finisce per essere indirizzati verso una strada simile alle nostre statali, e non verso l'autostrada come la intendiamo noi (che si chiama, appunto, interstate)].

Le conseguenze della creazione delle nuove interstate per le attivita' commerciali nelle 200 citta' e villaggi attraversati dalla Route 66 sono devastanti. Le nuove autostrade le bypassano completamente, i commerci non sono ne' visibili ne' raggiungibili, dato che l'accesso a e l'uscita dalle interstate e' limitato solo ad alcuni punti attraverso specifiche rampe. Molte citta' non hanno che un destino: morire.

C'e' un film che in tre minuti spiega benissimo quello che accadde alla Route 66 con l'arrivo delle Interstate: e' Cars, il cartone animato della Disney del 2006, che racconta la storia di una piccola citta' sulla Route 66, Radiator Springs, che dopo la costruzione dell'Interstate si ritrova ad arrugginire e morire, senza traffici (e' in inglese, ma anche se non lo parlate, riuscite a capire bene attraverso le immagini). 



Se quello descritto da Cars fu effettivamente il destino di molte comunita' sulla Route 66, chi si aspettava che la Route facesse la fine di tante altre strade del passato americano, come l'Oregon Trail, e sparisse nel dimenticatoio, dovette ricredersi.

Fin quasi da subito la Route 66 comincio' ad essere percorsa da turisti, artisti, registi, che cercavano di ritrovare quello spirito americano di liberta', di ascesa sociale, che la Route 66 era venuta a rappresentare nel corso degli anni, grazie alle cose di cui gia' abbiamo parlato, e grazie anche al serial televisivo Route 66, trasmesso in America dal 1960 al 1964 (credo che si debba proprio a questo serial il mito della Route 66 da percorrere con una decappottabile).

Associazioni per la preservazione della Historic Route 66 nacquero ovunque. Per lungo tempo lo sforzo e' stato volto a preservare e restaurare vecchie glorie (pompe di benzina, motel). Piu' di recente, timidamente, stanno aprendo nuovi esercizi commerciali sulla Route 66 che pur inserendosi nella tradizione, cercano di portare nuova linfa (nuovi diner, nuovi negozi di customizzazione di motociclette).

Ad oggi, circa l'80-85% della vecchia Route 66 e' ancora percorribile, con le sue luci al neon, i suoi motel, le sue corvette restaurate.

Se continuate a seguirmi, ne scopriremo i percorsi, i ristoranti, i cibi e i personaggi.  

FINE DELLA STORIA

Per chi si fosse perso le puntate precedenti:
La nascita di un bisogno - Storia della Route 66/1
Il sogno di Cyrus Avery - Storia della Route 66/2
Glianni d'oro della Mother Road - Storia della Route 66/3

martedì 14 giugno 2011

In moto o in macchina?

Il titolo del blog e' Route 66 in moto. Ho volutamente usato parole in apparenza chiarissime, ma in realta' ambigue: infatti in questo blog non parlero' solo di motociclismo...anche perche' la Route 66 NON nasce come una strada motociclistica (anche se a un certo punto diventa l'icona del motociclista solitario e ribelle; come e quando lo vedremo in seguito).

L'importante e' che la Route 66 venga percorsa: che vi si sia "in movimento", in moto appunto, anche se in macchina magari.

E qui vi lascio due perle prese dal bellissimo sito di un fotografo americano, It's better in the wind (grazie all'amico Francesco Antani per la segnalazione). Se questi due video non vi fanno venir voglia di partire ORA e di venire a viaggiare in America, allora abbiamo un grosso problema.

In moto...

It's Better In The Wind - In just a few seconds from Scott Toepfer on Vimeo.

...o in macchina?

Audra Mae - 'Bandida' Short from Scott Toepfer on Vimeo.

PS: se vi piace la musica del secondo video, date un'occhiata al sito di Audra Mae, dove ci sono parecchie canzoni da ascoltare gratuitamente.

lunedì 13 giugno 2011

Gli anni di gloria della Mother Road – Storia della Route 66/3

Poco dopo la proclamazione ufficiale della Route 66, l'11 novembre 1926, Cyrus Avery crea la US Highway Association, con il solo scopo di promuovere la nuova strada e attirare viaggiatori. Gli sforzi pagano, ma e' solo verso la fine degli anni '30 che la Route 66 diventa un simbolo. Ahime', un simbolo di disperazione.

Nel 1929 la Grande Depressione si abbatte sull'America e butta sul lastrico migliaia di famiglie. Molti lavoratori si ritrovano tutto d'un tratto senza la possibilita' di sopravvivere, e cominciano ad emigrare verso Ovest, la California, dove ancora sperano di poter partecipare in qualche modo alla conquista e alla costruzione del famoso West. E la Route 66 diventa una strada di disperazione e speranza, sulla quale viaggia chi scappa dall'Oklahoma, il Texas, il New Mexico, verso l'El Dorado promesso dalla California.

Ovviamente la Route 66 non fu l'unica strada ad essere teatro di un tale esodo. Ma fu l'unica a diventare protagonista di un libro che raccontava le vicissitudini di queglio anni: Furore, di John Steinbeck, pubblicato con molto successo nel 1939. Furore (The grapes of Wrath in inglese, che vuol dire i frutti dell'ira), racconta proprio la storia di una famiglia che intraprende il viaggio sulla Route 66 a bordo di un autocarro, dall'Oklahoma alla California, in cerca di lavoro. E' Steinbeck ad utilizzare per la prima volta l'espressione “the mother road” riferendosi alla Route 66: “la strada madre, la strada della fuga”.

Un fotogramma dal film Furore, tratto dal libro ononimo. Da qui.

Circa 200,000 persone emigrarono verso ovest negli anni '30 e '40. E il soprannome, la strada madre, rimase attaccato alla Route 66 per sempre da li' in poi. Non e' raro trovare siti onlini nei quali la prima cosa che si dice a proposito della Route 66 e' che e' “la strada madre”: la strada che diede rifugio agli sfollati, una strada che seppe confortare e dare protezione. Come una madre, insomma.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Route 66 vide crescere di molto i traffici e gli affari, perche' venne utilizzata dall'esercito per spostare truppe, materiali e armamenti. Aumentarono gli introiti per tutte le attivita' commerciali sulla Route, ma la struttura della strade, i suoi asfalti e i suoi mattoni ne soffrirono: ricordiamoci che la Route 66 non era altro che un reticolo di strade locali che passavano attraverso citta' e villaggi. Non erano di certo state concepite per sostenere un traffico pesante come quello di guerra.

A Washington se ne resero conto, e comincio' a farsi strada l'idea di costruire autostrade molto piu' veloci, ed accessibili solo in alcuni punti, attraverso rampe dedicate (le autostrade come le conosciamo noi). Le nubi della rovina erano all'orizzonte, ma sulla Route 66 si viveva un sole di benessere sempre piu' intenso per il momento.

Con la fine della Seconda guerra mondiale, infatti, e il ritorno di soldati che avevano avuto l'occasione di viaggiare e vedere le citta' europee, aumentarono in America i viaggi per il puro piacere di viaggiare. E la Route 66 fu in prima linea a beneficiarne, perche' il suo appeal presso gli americani non faceva che crescere...

Nel 1946 infatti, un altro passo nella costruzione del mito Route 66 nell'immaginario americano viene compiuto: Bobby Troupe, un pianista e compositore abbastanza conosciuto all'epoca, compone la sua “Get your kicks on Route 66”, dopo aver fatto con la moglie il viaggio da Chicago a Santa Monica. Il testo e' proprio una celebrazione delle cose da vedere e delle citta' da attraversare nel viaggio.

If you ever plan to motor West, 
Travel my way, take the highway that is best. 
Get your kicks on route sixty-six. 

It winds from Chicago to LA, 
More than two thousand miles all the way. 
Get your kicks on route sixty-six. 


Nat king Cole ne registra una prima versione nel 1946, con un enorme successo, ma le cover sono infinite. Ci sono addirittura quelle dei Rolling Stones nel 1964 (la mia preferita) e dei Depeche mode nel 1987 (entrambe in calce al post), di Van Morrison, e piu' recentemente di John Mayer...



Sempre nello stesso anno, il 1946, appare anche la prima guida alla Route 66, A guidebook to Highway 66, di Jack Rittenhosue, a dimostrazione che ormai la strada era diventata meta di viaggio.

Con l'aumento del traffico, gli affari si moltiplicarono negli anni '50 e '60: e' questa la Route 66 iconica, che conoscono tutti. Luci al neon, drive in, negozi trappole per turisti. E l'apice. La rovina e' dietro l'angolo, ma per ora si canta e si balla...

Fino a quando, lo vediamo la prossima volta.


Get your kicks on Route 66, Rolling Stones, Cover del 1964



Cover dei Depeche Mode del 1987:

giovedì 9 giugno 2011

Il sogno di Cyrus Avery - Storia della Route 66/2

Cyrus Avery (da qui)
Cyrus Avery. Alzi la mano quanti di voi conoscono questo nome. Pochi, immagino. Eppure e' a lui, alla sua determinazione, e alla sua abilita' come negoziatore politico che si deve la creazione della Route 66 e la nascita di un mito.

Come abbiamo visto nel post precedente, all'inizio del '900 il Governo federale americano capisce che e' necessario costruire un vero sistema di autostrade nazionali che risponda ai nuovi bisogni di mobilita' dei cittadini. E nel 1924 Cyrus Avery, allora Commissario alle autostrade per lo Stato dell'Oklahoma, viene scelto dallo US Bureau of Public Works per guidare questo progetto. Avery, a capo di un comitato di esperti dei vari Stati, accetta, e si butta a capofitto nel nuovo compito. Come ho gia' spiegato, agli inizi lo sforzo e' volto soprattutto a scegliere strade locali gia' esistenti per collegarle in un reticolo nazionale "promosso" ad autostrada.

Avery si convince (giustamente) che le comunita' locali attraverso le quali passeranno le “nuove” autostrade federali, beneficeranno di un forte sviluppo economico: nuovi ristoranti dove i viaggiatori mangeranno; nuovi motel dove gli automobilisti dormiranno; nuovi negozi, nuovi servizi... Ed e' per questo che e' determinato a fare in modo che la nuova autostrada federale che colleghera' Chicago a Los Angeles passi per l'Oklahoma, il suo stato.


Ora, se si guarda alla mappa degli Stati Uniti, ci si puo' subito rendere conto di come il percorso proposto da Avery per la futura Route 66 (in rosso nella mappa) fosse quantomeno insolito. La via piu' breve per collegare Chicago a Los Angelese sarebbe stata molto piu' a nord, senza quella curva verso sud che passa per tutto l'Illinois e il Missouri, come la linea nera che ho tracciato io sulla mappa. Ma Avery non e' scemo. Vuole che il traffico passi per l'Oklahoma, perche' sa bene che con il traffico arrivera' il danaro dei viaggiatori. Con l'appoggio dei funzionari dell'Illinois e del Missouri (entrambi Stati che avevano tutto da guadagnare dal percorso proposto da Avery, perche' la strada avrebbe attraversato un maggior numero di citta' nel loro territorio), Avery presenta il percorso che conosciamo.

L'accoglienza non e' delle migliori. In molti fanno notare come il percorso proposto sia infinitamente piu' lungo di quello che potrebbe passare direttamente dal Kansas. Avery non demorde, e dopo molti mesi ottiene l'approvazione dal governo federale per tutte le nuove strade proposte, inclusa la futura Route 66.

Ma finiti i problemi per la scelta del percorso, comincano quelli per la scelta del nome.

Il nuovo sistema fedeale introdotto nel1926 prevedeva che le strade piu' importanti avessero tutte cifre terminanti con lo zero. Avery, desideroso di fare in modo che la strada passante per l'Oklahoma fosse riconosciuta come una tra le piu' importanti, propone per la “sua” strada il nome Route 60. In molti si oppongono, facendo notare che solo le strade coast-to-coast avrebbero dovuto avere un numero terminante in zero, in ragione della luro lunghezza e importanza simbolica.

I delegati del Kentucky, in particolare, protestano con forza, perche' vogliono il nome Route 60 per una strada che dovrebbe passare per il loro Stato. Avery si oppone, ma nel frattempo la futura Route 66 viene chiamata Route 62 nei documenti preparatori. Non solo: il Governatore del Kentucky va oltre, e propone di abolire del tutto il percorso Chicago-Santa Monica proposto da Avery, e di far convergere invece il pezzo di ausotrasda proposto tra Chicago e Springfield, Missouri, nella strada che dalla Virginia avrebbe raggiunto la California passando per il Kentucky.

Addio Oklahoma. Addio soldi dei viaggiatori. Addio futuro politico di Avery.

Ristoranti, motel, stazioni di servizio, cocktail bar: Avery era sicuro che la Route 66 avrebbe creato molta ricchezza per le comunita' che avrebbe attraversato. E la storia gli avrebbe dato perfettamente ragione.

Siamo nel 1926. Di li' a qualche mese l'Oklahoma avrebbe ospitato nuove elezioni, e Avery rischiava di perdere su tutta linea e di ritrovarsi con niente da mostrare agli elettori. A questo punto decide di accettare un compromesso sul nome: rinuncia al numero 60 in cambio dell'accettazione da parte del Governatore del Kentucky del percorso Chicago-Los Angeles da lui proposto. Il compromesso e' raggiunto. Ma manca il nome.

Per motivi tutti suoi, Avery detesta il numero 62. Quando il suo capo ingegnere, John Page, gli fa notare che ci sarebbe ancora il numero 66 disponbile, Avery ci balza sopra. Gli piace il suono del doppio 6, quel sixtysix cosi' musicale.

E l'11 Novembre 1926 la Route 66 nasce ufficialmente.

Ma quand'e' che la Route 66 si trasforma da semplice strada in leggenda? E quando comincia a morire? Questo lo scopriamo la prossima volta. 

lunedì 6 giugno 2011

La nascita di un bisogno - Storia della Route 66/1

Soulsby Station, 1926, la stazione di servizio piu' vecchia dell'Illinois. Le stazioni di servizio fecero la loro comparsa in America nel 1912.

La strada piu' famosa del mondo nasce ufficialmente l'11 novembre 1926, con la proclamazione da parte dello US Bureau of Public Roads. Ma la sua storia comincia a muovere i primi passi una ventina d'anni prima, spinta da un bisogno molto semplice e ancora attuale ovunque (si pensi alle discussioni in Italia sulla TAV...): quello per migliori infrastrutture.

Nei primi anni del XX secolo l'America era attraversata da una ragnatela di numerose strade in terra battuta, che collegavano le citta' piu' sviluppate della costa orientale agli avamposti del famoso West non ancora del tutto domato. In molti casi queste strade erano ancora i vecchi cammini percorsi dai coloni nella loro conquista del West, o addirittura i cammini che gli indiani d'America avevano percorso per secoli prima di essere sterminati dai nuovi arrivati.

Con lo sviluppo improvviso e rapido dell'automobile a partire dai primi del '900, la domanda da parte del pubblico americano per nuove strade asfaltate che permettessero spostamenti piu' rapidi crebbe rapidamente. D'altro canto il governo federale aveva tutto l'interesse ad appoggiare questa domanda di mobilita', che avrebbe favorito il popolamento di zone formalmente sotto controllo americano, ma di fatto ancora mezze disabitate o popolate da popolazioni non anglofone. 

Le strade di Oklahoma city, futuro snodo della Route 66, ca. 1900 (da qui)
Per capire l'impeto e la rapidita' del cambiamento introdotto dall'automobile in America in quel periodo, puo' essere utile dare un'occhiata alle date di alcune pietre miliari automobilistiche dell'epoca:
  • 1902: introduzione dei limiti di velocita' e del concetto di multa per eccesso di velocita'.
  • 1911: per la prima volta le corsie stradali vengono delimitate con della vernice: il che significa che l'asfalto era diventato cosa comune...
  • 1912: apre la prima stazione di servizio.
  • 1914: vengono introdotti per la prima volta i segnali di stop sulle strade e il semaforo.
  • 1922: apre il primo centro commerciale in periferia. Puo' sembrare strano trovare una cosa del genere inserita tra le pietre miliari dell'automobilismo, ma pensateci un attimo: fino ad allora i negozi erano sempre stati solo nei centri delle citta', dal momento che li si poteva raggiungere solo a piedi o a cavallo. L'automobile cambia il modo in cui gli americani pensano allo shopping, un cambiamento epocale che plasmera' l'archittettura delle citta' americane del futuro. 
  • 1923: viene brevettata la prima autoradio.
  • 1925: apre la Lincoln Highway, la prima autostrada coast-coast che collega New York a San Francisco. Appaiono i primi paraurti sulle auto.
  • 1928: apre la prima compagnia di autobus coast to coast.
  • 1933: aprono i primi cinema drive-in seguiti, l'anno successivo, dai primi ristoranti drive in.
I drive in, apparsi nel 1934, diventeranno una parte fondamentale del paesaggio della Route 66 (da qui)
A questo sviluppo tecnologico e sociale tumultuoso non era corrisposto uno sviluppo infrastrutturale adeguato. Tra il 1910 e i primi anni '20 del secolo scorso, molte nuove strade asfaltate furono effettivamente costruite per far fronte ai nuovi bisogni. Ma la maggior parte di questi lavori avvenne a livello locale o statale, senza un vero coordinamento federale. Il risultato fu un reticolo di strade mal collegate, mal segnalate, sconosciute a chi non fosse della zona, e che servivano principalmente bisogni locali. 

Nel 1926, per sopperire almeno parzialmente alla totale mancanza di coordinamento infrastrutturale, il governo americano lancio' un nuovo sistema di designazione numerico delle autostrade che dura tutt'ora. Questa nuova iniziative non si tramuto' immediatamente nella costruzione di nuove strade. Semplicemente, la numerazione federale venne applicata a strade che gia' esistevano, e che gia' passavano attraverso citta' e villaggi, trasformendole in strade a lunga percorrenza: il tutto si risolse nell'apporre una serie di cartelli con il nuovo numero della strada su strade che c'erano gia'. Niente a che fare con le autostrade ad accesso limitato che conosciamo oggi, sia in America sia in Italia.

Cartello originale Route 66 - A
Per intendersi: e' come se domani il governo italiano decidesse di creare un'autostrada che colleghi Reggio Calabria a Milano, e il tutto si risolvesse con l'affissione di un cartello e un numero su varie strade statali e locali che gia' esistono e che passano per Reggio Calabria e i diecimila campanili che la separano da Milano.

E' proprio cosi' che nacque la Route 66, l'11 Novembre 1926, per proclamazione da parte dello US Bureau of Public Roads: una serie di strade locali e statali, in parte gia' asfaltate, in parte no, venne “promossa” a livello di strada federale, con la semplice affissione di uno scudo con un grosso 66 nero su sfondo bianco che avrebbe dovuto guidare i viaggiatori da Chicago a Los Angeles, passando per otto stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico e California.

Detta cosi' sembra facile. In realta' la scelta del nome Route 66, cosi' come la scelta del percorso, furono entrambi al centro di una lotta politica senza quartiere che per molti mesi coinvolse politici e amministratori sia locali sia federali. La Route 66 corse il rischio di non nascere o di essere chiamata “Route 62”, e di avere un percorso molto diverso.

Ma per fortuna alla fine l'uomo in questa foto qui sotto l'ebbe vinta. Chi e', perche' aveva tanto a cuore la futura Route 66, e quali problemi dovette affrontare lo scopriamo nel prossimo post.

L'uomo a cui si deve la nascita della leggenda...

mercoledì 1 giugno 2011

L'intestazione del blog: mi aiutate a sceglierla?

Ogni volta che si apre un nuovo blog c'e' sempre un periodo di assestamento, nel quale si provano diverse combinazioni cromatiche, diversi font e formati. Ma la cosa piu' complicata e' sicuramente trovare un'immagine appropriata per l'intestazione, che sappia trasmettere immediatamente al (potenziale) lettore un senso degli argomenti trattati nel blog.

Ora, proprio sulla base dei contenuti annunciati nel mio post introduttivo, vi chiedo: la 1, la 2 o la 3?



martedì 31 maggio 2011

Route 66: la nascita di un mito

Wigwam motel, Hollbrook, AZ - Aprile 2011
Route 66: basta pronunciare queste due parole per suscitare nell'interlocutore immagini e sensazioni confuse e precise allo stesso tempo: il viaggio, la strada per eccellenza; l'emancipazione dal tempo e dalla fretta; il vento nei capelli; l'America vera; l'America che non esiste piu, ma che esistera' per sempre; l'espansione verso West; vecchie Cadillac, insegne al neon e citta' fantasma.

Credo che tutti piu' o meno ammetteranno di aver pensato almeno ad una delle immagini qui sopra leggendo “Route 66”. Anche quelli che non hanno mai messo piede in America e che non sono interessati al viaggio, tantomeno in moto. Non e' necessario essere affascinati dal mito della Route 66 per conoscerlo. Fa parte dell'immaginario comnune del mondo occcidentale, e noi italiani ne siamo particolarmente attratti.

Se pero' tutti sono convinti di conoscere almeno superficialmente che cosa rappresenti la Route 66, pochi sembrano sapere che cosa sia e che cosa sia stata la Route 66 nella realta' storica. Spesso ho parlato con turisti europei che hanno pagato fior di quattrini (alcuni tour operator chiedono 8-9000$ per organizzare un viaggio in moto sulla Route 66, e in molti ci cascano e pagano, come se fosse un viaggio su Marte e non in America, su strade statali), e pochi conoscono la vera storia. Per esempio quanti sanno che il soprannome della Route 66, the mother road, la strada madre, deriva in realta' dalla descrizione di una tragedia, quella delle migliaia dei poveri che usarono la Route 66 per spostarsi dall'Oklhahoma verso la California e non morire di fame?

Anch'io, ovviamente, da bravo motociclista e con il mito dell'America, ero e sono affascinato dal mito della Route 66. Credo che almeno una parte del mio entusiasmo all'idea di venire vivere a Chicago due anni fa– una citta' che non avevo neanche mai visitato – fosse proprio dovuta al fatto che e' da qui che partono i 3940 km (2448 miglia) che si snodano verso Santa Monica, il punto di arrivo.

Da quando mi sono trasferito qui ho avuto la fortuna di fare parecchi viaggi sulla Route 66, percorrendone vari spezzoni. Ho fatto il percorso completo Chicago-Saint Louis, alcuni spezzoni in New Mexico, Texas, Arizona. Devo ancora fare il viaggio completo in moto da Chicago a Santa Monica in una volta sola (e' nei programmi per l'estate 2012).

Sulla base della mia esperienza, delle mie ricerche (sono molto nerd quando si tratta di pianifare un viaggio), dei molti libri e guide comprati (disponibii solo in inglese), ho deciso di creare questo nuovo blog. Per prima cosa voglio spiegare bene la storia della Route 66, dalle origini del suo nome, ai motivi che ne hanno determinato il successo nell'immaginario collettivo americano prima, mondiale poi. Parlero' poi della strada vera e propria, dei percorsi e delle attrazioni, e delle mie chiacchierate con alcuni personaggi imprescindibili che tutt'oggi sono una parte fondamentale nella preservazione della leggenda (e non potro' non parlare dei ristoranti e del cibo della Route 66, dal momento che nel bene e nel bene hanno contribuito alla creazione del mito). Infine pubblichero' alcune foto scattate nei miei viaggi sulla Route 66, quelle che credo meglio riescano a trasmettere le sensazioni che questa strada sa dare (quella in apertura del post non e' che un assaggio).   

Se poi qualcuno stesse pensando di venire a fare il viaggio Route 66 (e NON volesse spendere gli 8000$ chiesti da alcuni tour operator), be', mi contatti: come accennavo, sto programmando il grande viaggio in moto per l'estate del 2012, e se qualcuno volesse unirsi a me sarebbe il benvenuto. 


In alternativa, sono dispostissimo sia ad aiutarvi a mettere semplicemente in piedi un itinerario sulla base del vostro tempo e delle vostre necessita', sia a farvi da guida in Chicago e da Chicago. E per un prezzo sicuramente inferiore agli 8000$ richiesti da altri. Basta chiedere.

E si cominci il viaggio.