lunedì 13 giugno 2011

Gli anni di gloria della Mother Road – Storia della Route 66/3

Poco dopo la proclamazione ufficiale della Route 66, l'11 novembre 1926, Cyrus Avery crea la US Highway Association, con il solo scopo di promuovere la nuova strada e attirare viaggiatori. Gli sforzi pagano, ma e' solo verso la fine degli anni '30 che la Route 66 diventa un simbolo. Ahime', un simbolo di disperazione.

Nel 1929 la Grande Depressione si abbatte sull'America e butta sul lastrico migliaia di famiglie. Molti lavoratori si ritrovano tutto d'un tratto senza la possibilita' di sopravvivere, e cominciano ad emigrare verso Ovest, la California, dove ancora sperano di poter partecipare in qualche modo alla conquista e alla costruzione del famoso West. E la Route 66 diventa una strada di disperazione e speranza, sulla quale viaggia chi scappa dall'Oklahoma, il Texas, il New Mexico, verso l'El Dorado promesso dalla California.

Ovviamente la Route 66 non fu l'unica strada ad essere teatro di un tale esodo. Ma fu l'unica a diventare protagonista di un libro che raccontava le vicissitudini di queglio anni: Furore, di John Steinbeck, pubblicato con molto successo nel 1939. Furore (The grapes of Wrath in inglese, che vuol dire i frutti dell'ira), racconta proprio la storia di una famiglia che intraprende il viaggio sulla Route 66 a bordo di un autocarro, dall'Oklahoma alla California, in cerca di lavoro. E' Steinbeck ad utilizzare per la prima volta l'espressione “the mother road” riferendosi alla Route 66: “la strada madre, la strada della fuga”.

Un fotogramma dal film Furore, tratto dal libro ononimo. Da qui.

Circa 200,000 persone emigrarono verso ovest negli anni '30 e '40. E il soprannome, la strada madre, rimase attaccato alla Route 66 per sempre da li' in poi. Non e' raro trovare siti onlini nei quali la prima cosa che si dice a proposito della Route 66 e' che e' “la strada madre”: la strada che diede rifugio agli sfollati, una strada che seppe confortare e dare protezione. Come una madre, insomma.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Route 66 vide crescere di molto i traffici e gli affari, perche' venne utilizzata dall'esercito per spostare truppe, materiali e armamenti. Aumentarono gli introiti per tutte le attivita' commerciali sulla Route, ma la struttura della strade, i suoi asfalti e i suoi mattoni ne soffrirono: ricordiamoci che la Route 66 non era altro che un reticolo di strade locali che passavano attraverso citta' e villaggi. Non erano di certo state concepite per sostenere un traffico pesante come quello di guerra.

A Washington se ne resero conto, e comincio' a farsi strada l'idea di costruire autostrade molto piu' veloci, ed accessibili solo in alcuni punti, attraverso rampe dedicate (le autostrade come le conosciamo noi). Le nubi della rovina erano all'orizzonte, ma sulla Route 66 si viveva un sole di benessere sempre piu' intenso per il momento.

Con la fine della Seconda guerra mondiale, infatti, e il ritorno di soldati che avevano avuto l'occasione di viaggiare e vedere le citta' europee, aumentarono in America i viaggi per il puro piacere di viaggiare. E la Route 66 fu in prima linea a beneficiarne, perche' il suo appeal presso gli americani non faceva che crescere...

Nel 1946 infatti, un altro passo nella costruzione del mito Route 66 nell'immaginario americano viene compiuto: Bobby Troupe, un pianista e compositore abbastanza conosciuto all'epoca, compone la sua “Get your kicks on Route 66”, dopo aver fatto con la moglie il viaggio da Chicago a Santa Monica. Il testo e' proprio una celebrazione delle cose da vedere e delle citta' da attraversare nel viaggio.

If you ever plan to motor West, 
Travel my way, take the highway that is best. 
Get your kicks on route sixty-six. 

It winds from Chicago to LA, 
More than two thousand miles all the way. 
Get your kicks on route sixty-six. 


Nat king Cole ne registra una prima versione nel 1946, con un enorme successo, ma le cover sono infinite. Ci sono addirittura quelle dei Rolling Stones nel 1964 (la mia preferita) e dei Depeche mode nel 1987 (entrambe in calce al post), di Van Morrison, e piu' recentemente di John Mayer...



Sempre nello stesso anno, il 1946, appare anche la prima guida alla Route 66, A guidebook to Highway 66, di Jack Rittenhosue, a dimostrazione che ormai la strada era diventata meta di viaggio.

Con l'aumento del traffico, gli affari si moltiplicarono negli anni '50 e '60: e' questa la Route 66 iconica, che conoscono tutti. Luci al neon, drive in, negozi trappole per turisti. E l'apice. La rovina e' dietro l'angolo, ma per ora si canta e si balla...

Fino a quando, lo vediamo la prossima volta.


Get your kicks on Route 66, Rolling Stones, Cover del 1964



Cover dei Depeche Mode del 1987:

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